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Rappresentazione visiva dell'articolo: La pensione non è un problema (se impari a giocare d'anticipo)

Genio e sregolatezza hanno sempre esercitato un fascino irresistibile. Pensiamo a Maradona, McEnroe, Jim Morrison o Kurt Cobain: talenti puri, vite intense, spesso indisciplinate. Ma se nella musica e nello sport la genialità può permettersi qualche strappo alla regola, nella vita quotidiana — e soprattutto nella gestione del nostro futuro finanziario — la sregolatezza presenta un conto salatissimo.

La verità è che la disciplina, pur essendo meno seducente, paga sempre.

Soprattutto quando si parla di pensione.


Il tempo come alleato invisibile

Negli ultimi giorni la Germania ha fatto discutere annunciando un piano previdenziale per i più piccoli: 10 euro al mese, dai 6 ai 18 anni, da investire fino alla pensione. La reazione immediata? «Spiccioli, un’inezia, non serve a nulla».

Eppure basta un calcolo per capire quanto la critica sia superficiale.

10 euro al mese fanno 120 euro all'anno. In totale il governo tedesco si impegna nel versamento per 12 anni, ovvero per 1440 euro.

Pensiamo di investire il capitale per 67 anni (età della pensione) ad un rendimento atteso su base annua del 3%, compatibile con l'asset obbligazionario a basso rischio di lungo termine.

In questo caso la somma finale arriverebbe ad una cifra di 7690 euro.

Adesso supponiamo di posizionarci sul mercato azionario dal quale ci aspettiamo un rendimento più alto (pari al 6%).

In questo caso il montante finale lievita a 39527 euro.

Tutto questo senza considerare eventuali versamenti che il giovane, una volta adulto potrà fare di suo.

Non è magia, è matematica: il tempo, combinato con la capitalizzazione composta, moltiplica anche i gesti più piccoli.



Due mosse per non farti trovare impreparato

E allora veniamo a noi.

La pensione non è un problema insormontabile, ma richiede due passi fondamentali:

  1. Capire di quanto avrai bisogno

Non basta affidarsi alle stime generiche. Bisogna ragionare sul proprio tenore di vita, sul tipo di lavoro svolto, sulla posizione contributiva. Un autonomo, ad esempio, riceverà molto meno rispetto a un dipendente. E spesso il taglio rispetto al reddito abituale è drastico.

  1. Investire nel modo giusto

Supponiamo che tu voglia arrivare a 200.000 euro di capitale integrativo. Se parti tardi, diciamo a 10 anni dalla pensione, dovrai accantonare oltre 1.200 euro al mese. Una cifra proibitiva.

Ma se inizi 20 anni prima, bastano meno di 500 euro. E se ti muovi 30 anni prima, il “peso” si riduce a circa 240 euro al mese 

La differenza la fa il tempo. Sempre lui.



Più di numeri: una questione culturale

Dietro ai calcoli, c’è un messaggio ancora più importante: iniziare presto non è solo un vantaggio finanziario, ma anche culturale.

Significa crescere con la consapevolezza che il futuro non si costruisce con i colpi di fortuna, ma con scelte disciplinate e coerenti.

Ed è qui che torna il parallelo con il talento: la vera forza non è essere geniali a tratti, ma saper costruire con metodo, passo dopo passo, la propria eredità.


Non so se nella tua vita ti senti più McEnroe, geniale ma imprevedibile, o un maratoneta, costante e metodico. Ma quando si parla di pensione, la partita la vincono sempre i maratoneti.

Il mio lavoro è aiutarti a disegnare il percorso giusto, calibrato sulla tua storia e sui tuoi obiettivi.

Il tuo compito? Decidere di partire oggi. Anche con un piccolo gesto. Perché nel tempo, i piccoli gesti diventano grandi risultati.

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